Inaugurato lo scorso 4 giugno, il nuovo Peggy Guggenheim Café, spazio caffetteria di Palazzo Venier dei Leoni a Venezia, è un progetto di redesign che va a inserirsi in un contesto museale unico come quello della casa di Peggy Guggenheim. 

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La storia di Palazzo Venier dei Leoni, straordinario edificio settecentesco incompiuto affacciato sul Canal Grande di Venezia, è intrecciata inseparabilmente con la storia dell’arte del XX secolo. Dal 1948 al 1979 è stata la residenza della grande collezionista Peggy Guggenheim, dove accolse artisti, collezionisti ed appassionati. Nel 1980, l’anno successivo alla sua morte, per sua volontà il palazzo viene trasformato in uno dei luoghi di cultura più preziosi dedicati all’arte del Novecento.

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Operare in un contesto così stratificato, richiede di entrare in punta dei piedi all’interno di un’architettura densa di riferimenti storici ed artistici. Per questo il progetto di rinnovamento del museum café, affidato allo studio Hangar Design Group, è partito prima di tutto da una necessità di riordino della grammatica museale che conduce il visitatore attraverso la caffetteria. Una premessa progettuale che si è basata sullo studio di un benchmark approfondito e sulla necessità di far convivere la funzione retail con quella museale, in considerazione della particolare ubicazione dello spazio all’interno del palazzo.

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Collocato sul lato interno di Palazzo Venier dei Leoni, il Peggy Guggenheim Café trova spazio nella veranda prospiciente il giardino interno, cuore verde del palazzo, e antistante all’ala del museo dedicata alle esposizioni temporanee. Un passaggio obbligato, e perfettamente integrato in quella che rimane ancora l’ala più intima e raccolta, anche in termini di volumi, del museo.
La riorganizzazione dello spazio ruota intorno al duplice scopo di enfatizzare da un lato l’accesso alle mostre temporanee, attraverso un layout più razionale e un portale dove è alloggiata una locandina digitale visibile anche all’esterno, e dall’altro di rendere più fluido lo spazio che conduce alla caffetteria e al bookshop adiacente.
E’ stata così ridefinita una nuova zonizzazione a seconda delle diverse modalità di fruizione, dal fast lunch consumabile sul lungo bancone che si affaccia al giardino, al pranzo privato in uno spazio più defilato, fino alla sosta rilassante nella sala interna più intima.
La transizione verso l’area espositiva è stata sottolineata da un grande portale bianco che si innesta nell’architettura settecentesca sottolineandone le proporzioni e scandendo lo spazio.

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Successivamente si è passati all’identificazione degli arredi, il cui leit motiv formale è l’essenzialità stilistica che li caratterizza. Campeggia nell’area bar il bancone minimale, realizzato su misura da Arclinea, concepito per coniugare efficienza funzionale e rigore formale. Tavoli e sedie, firmati Desalto, rispondono allo stesso criterio di eleganza leggera, quasi a scomparsa. Forme quadrate sono state privilegiate per ottimizzare la modularità degli spazi privati, mentre tavolini tondi arredano con eleganza da sala da té la parte più intima della sala interna.

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La scala cromatica composta dai bianchi delle pareti, degli inserti marmorei in travertino e pietra d’Istria, o ancora degli arredi, è funzionale alla scelta di sfruttare
la luce naturale come elemento di continuità con lo spazio aperto del giardino di
sculture, parte integrante del percorso espositivo. Unica concessione al colore, il verde scuro degli infissi che introducono al tema vegetale dello spazio esterno.

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Ad illuminare lo spazio l’installazione luminosa “Peggy”, un lampadario progettato
specificamente per questo spazio da Hangar Design Group e realizzato da Vistosi. Di ispirazione modernista nella scelta delle forme e del bianco e nero, “Peggy” rievoca lo spirito dei mobile di calderiana memoria, incorporandone la levità e la leggerezza di un segno razionale ed elegante.
Alle pareti, i grandi ritratti fotografici in bianco e nero di Peggy mostrano la grande
collezionista all’interno della sua dimora ricordandone l’eredità artistica e restituendone l’immagine inequivocabile di protagonista del XX secolo. Memoria identitaria e richiamo iconografico fortemente visibile anche dal giardino attraverso la veranda, l’immagine di Peggy invita il visitatore a entrare e indugiare nelle sue sale.