Giusto qualche giorno fa Stefano Micelli, autore di Futuro Artigiano e docente presso l’Università Ca Foscari di Venezia, diceva:
Parte del valore di un prodotto sta nella sua storia e nella storia di chi lo produce.
Quante volte siamo stati affascinati dal design di un arredo, di un complemento o di un’illuminazione? Ma quanto realmente sappiamo di cosa sta dietro la sua realizzazione?
A tal proposito ho avuto la fortuna di conoscere dal vivo una tra le più note realtà dell’arredamento moderno italiano.
Quella che sto per raccontarvi è una storia fatta di intrecci preziosi, intrecci che hanno visto protagonista una famiglia d’imprenditori e una terra dura ma allo stesso tempo bella come quella del Friuli.
Sono intrecci tra i materiali della tradizione, una famiglia e il suo territorio, la tradizione con l’innovazione, l’abilità manuale con il genio progettuale, sfide imprenditoriali, l’ambizione e il coraggio, le generazioni di una famiglia.
…ma procediamo passo passo…
Tutto ebbe inizio con un certo Giovanni Gervasoni nato nel 1902 a Udine. Esatto, sto per parlarvi della storia della nota Gervasoni, marchio di grande stile e fascino.
Forse non tutti sanno che le origini di questa azienda stanno nell’ambito della lavorazione del vimini.
Infatti Giovanni Gervasoni senior iniziò il suo percorso imprenditoriale proprio presso la “Premiata Società Friulana per l’Industria del Vimini” essendone prima direttore e poi, dopo averla rilevata, proprietario. Ma Giovanni nonostante le difficoltà portate in terra friulana dalla Prima Guerra Mondiale e dall’occupazione austriaca, si dimostrò sin da subito un’imprenditore moderno e innovativo allargando il mercato di vendita al di fuori del Friuli facendo inlotre in modo di non limitare la produzione al solo vimini. Acquistò nuove macchine per la curvatura a vapore dei materiali e moderni forni per l’essicazione, assunse nuovi operai, cominciò ad usare oltre al vimini, il bambù, il giunco, il midollino.
Nonostante la crisi che colpì l’economia mondiale nel ’29, Giovanni non si arrese e puntò al mercato delle grandi navi passeggeri, che avevano bisogno per gli arredi di mobili che fossero al contempo eleganti, leggeri e resistenti all’umidità e alla salsedine. I prodotti in “canna” erano perfetti allo scopo.
Una seconda nuova fase la Gervasoni la visse con l’arrivo in azienda del terzo genito, Piero che seppe vedere nell’innovazione una valida strada da percorrere. Comprese infatti che, se da un lato le produzioni tradizionali avevano ancora senso di esistere, dall’altro bisognava preparare il futuro dedicandosi alla produzione di mobili che oggi verrebbero definiti di design.
Ed è proprio in questi anni che cominciarono a frequentare l’azienda giovani ma talentuosi designer, naque così la Germa i cui prodotti si segnalarono subito sui mercati mondiali per qualità, design e innovazione. Germa fu la dimostrazione delle capacità di un imprenditore di guardare lontano e di anticipare i tempi. Germa arrivò a contagiare a tal punto la produzione Gervasoni che non aveva più senso tenere i due marchi distinti, e venne così incorporata sotto un unico marchio.
Purtroppo arrivò anche il momento in cui il mercato degli intrecci e dei prodotti derivati dalla lavorazione delle “canne”, nella fascia alta di mercato, si stava d’improvviso chiudendo quasi completamente. Era necessario trovare nuovi stimoli produttivi.
Con l’entrata in azienda di Giovanni e Michele, figli di Piero, si decise con grande coraggio di cambiare radicalmente la produzione. Per fare questo Giovanni e Michele puntarono sulla collaborazione con l’architetto e designer di fama internazionale Paola Navone, divenuta art director e principale responsabile delle collezioni.
Attraverso la collaborazione con Paola Navone la Gervasoni ha perseguito con convinzione la ricerca dell’eccellenza nella nicchia di alto livello in cui opera.
Grazie al lavoro della designer milanese e di altri suoi selezionati colleghi, l’azienda ha sviluppato una serie di collezioni che sono diventate un vero punto di forza e di riconoscibilità del marchio: mobili da esterno, mobili imbottiti, mobili intrecciati vicini alla tradizione, mobili in rovere e noce canaletto d’ispirazione scandinava.
Ripercorrendo la storia di questa famiglia ho apprezzato molto il grande coraggio e spirito imprenditoriale che, per far fronte alle varie avversità, li ha portati a rinnovarsi con successo, non seguendo le mode ma dettandole; a legarsi ad un territorio che negli anni è stato pesantemente vessato causa fatti storici e ambientali, diventando un riferimento e sostegno per la cittadinanza stessa. E’ un’azienda che è nata grazie la lavorazione del vimini intrecciato ed è stato, a mio avviso, proprio l’INTRECCIO (di materiali, di relazioni, di stili e di affari) il loro grande punto di forza!