Anche quest’anno (2019) ho avuto l’onere di essere invitata da Habitare – fiera del design e dell’arredamento che si svolge ogni anno ad Helsinki – a far parte della giuria di influencer chiamati a giudicare il miglior prodotto e stand della fiera.
Se l’anno scorso per la mia valutazione ero partita quasi esclusivamente dalla riflessione che lanciava il tema di Habitare Fair 2018, Radici; nell’edizione di Habitare 2019 ho deciso di fare un passo indietro. Ovvero mi sono chiesta se la mia ricerca dovesse incentrasi esclusivamente su nuovi trend, colori di tendenza e nuovo design, o se al giorno d’oggi il mio focus dovesse indagare un po’ più affondo. Mi riferisco ad esempio ad oggetti realizzati in un modo migliore, sostenibile e consapevole. Qualcosa che possa fare la differenza!
Miglior prodotto
Partendo da queste riflessioni, sono giunta a selezionare come miglior prodotto: Terttu | designed by Eri Shimatsuka per Finarte.
Con le seguenti motivazioni: è stato realizzato a mano con un pattern e palette colore davvero gradevoli. In realtà la mia scelta ha riguardato in maniera generale l’azienda Finarte, per il design innovativo dei loro prodotti e perchè realizzano tappeti utilizzando materiali sostenibili e riciclati, come pelle, cotone e plastica.
Miglior stand
Per quanto riguarda la scelta del mio stand preferito mi sono fatta guidare dal tema di Habitare 2019 che quest’anno è stato: “Mindspaces“, dove metaforicamente la mente può essere considerata una casa con varie stanze, rappresentate delle emozioni.
La casa è uno stato mentale, casa è dove è il cuore. Le case e gli spazi hanno varie funzioni: la vita è divisa tra lavoro, benessere e lo stare insieme, dove gli spazi e gli ambienti sono il regno dei sensi, dove la mente può rilassarsi e trovare ispirazione. Nel programma di Habitare il tema principale è stato sviluppato su vari fronti: come il rapporto tra realtà e virtuale/realtà aumentata, il significato della privacy, dell’economia circolare, della felicità. Mindspaces lascia ad intendere che gli spazi e gli ambienti dove viviamo ci ispirano e ci suscitano emozioni.
Con queste considerazioni ho individuato in Tarkett il mio stand preferito.
Le motivazioni sono state: il modo innovativo nell’usare i loro prodotti per rivestire gli oggetti, definendo così un nuovo alfabeto che può essere utilizzato per creare nuove parole. I loro prodotti sono superfici realizzate in linoleum, riciclabile e costituito da materie prime di origine naturale. Dal punto di vista estetico inoltre, la loro collezione iQ è caratterizzata da interessanti pattern, che si avvicinano all’effetto Terrazzo, e colori contemporanei.
Tornando a parlare più in generale di Habitare, anche quest’anno è stata un’esperienza molto profonda e densa. La riflessione più corposa, che mi sono portata a casa da queste giornate ad Helsinki, ha riguardato sicuramente aspetti della sostenibilità applicata al design e alla produzione di oggetti, ma anche ad un acquisto più consapevole.
Su quest’ultimo punto mi preme soffermarmi un attimo.
Ricordo di quando, partecipando anni fa ad un talk riguardante la nascita di shop online, il responsabile marketing di un allora noto design shop online asserì che il design dovesse allinearsi con ciò che stava succedendo nel campo della moda, in cui gli utenti fossero spinti ad acquistare capi ed accessori ad ogni cambio di stagione o a seconda dei trend. Quello che vi ho descritto ora, con più consapevolezza, lo appelliamo “fast fashion“: prodotti immessi sul mercato dalle grandi catene dell’abbigliamento, prodotti a basso costo realizzati con materiali scadenti e spesso contenenti sostanze nocive per noi e per l’ambiente.
Ebbene, davvero desideriamo questo per il design dell’arredamento/decor? Il fattore economico è davvero l’unico elemento che ci troviamo a valutare nell’acquisto di un mobile o di un complemento?
Circondarsi quindi di oggetti/arredi attratti dal loro basso costo (e quindi di un apparente iniziale affare) ma che, con molta probabilità, sono realizzati con materie prime scadenti o contenenti sostanze nocive, oggetti che quindi presto si deterioreranno, portandoci ad acquistare nuovamente un nuovo oggetto creando un ciclo continuo di oggetti da smaltire. E’ questa la giusta strada, oppure è possibile invece valutare un acquisto consapevole che sia qualitativamente migliore, duraturo nel tempo? Un less is more declinato in meno cose ma migliori?
Signals
Tornando a noi, anche in questa edizione di Habitare 2019 si è svolta la mostra Signals che ogni anno si occupa di indagare i prossimi trend in fatto di interior design e home decor. La mostra, curata dalla designer Sisse Collander e la trend analyst Susanna Bjorklund, era articolata in 5 ambientazioni con lo scopo di indagare 5 tematiche differenti:
Together
In questa ambientazione si indaga come l’uomo sia fondamentalmente un animale sociale: la cultura di aiutare il prossimo è nel nostro DNA. Solo in gruppo siamo in grado di affrontare le sfide maggiori, incluso il tema dell’economica circolare e lo sviluppo sostenibile.
The illusion of time
In questa ambientazione si indaga sul come, a seconda del nostro punto di vista, il tempo possa essere percepito come uno scorrere estremamente veloce o viceversa molto lento. Un esempio di questo sta nel fatto che come individui siamo portati a creare un senso di apprensione ed urgenza per questioni che non la necessitano realmente! Come possiamo quindi rendere la nostra abitazione un’oasi di tranquillità?
Water, the oldest medicine
L’acqua è presente nella nostra vita più di quanto lo si pensi: noi siamo costituiti per la maggior parte di acqua; allo stesso tempo è stato stimato che le riserve idriche del pianeta si stanno esaurendo, questo molto probabilmente comporterà la nascita di nuove forme di business; osservare l’acqua ci rilassa. In questa ambientazione quindi si indaga come l’acqua sia presente nelle nostre case e come possa essere utilizzata per rendere confortevole ogni ambiente.
Empathy and emotional data
Molte delle decisioni che prendiamo sono dettate dalle emozioni. Nella comunicazione attraverso i dispositivi digitali, in cui manca spesso il contatto visivo, si rischia di fraintendesi, si sta prendendo coscienza di quanto l’audio sia sempre più fondamentale. Quindi come dovranno modularsi gli interni delle nostre abitazioni per evocare emozioni positive?
We all have our own bubbles
Ognuno di noi guarda al mondo secondo il proprio punto di vista personale, considerandolo come l’unico e veritiero. E’ quindi estremamente difficile comprendere chi ha abitudini, modo di vivere e una cultura diversa dalla nostra. Fortunatamente però si inizia a vedere nella diversità una ricchezza e si sta diffondendo una certa apertura mentale in quasi tutta l’Europa. Così le linee morbide si sono fatte largo nei nostri interni, quasi come un riflesso dei nostri valori.
Habitare Materials
Quest’area è forse quella che mi ha colpito maggiormente. Una materioteca interattiva dove i visitatori posso esplorare e sperimentare le superfici ed i materiali combinandoli tra loro. Il concept è stato curato da NEMO architects Jussi Laine e Maria Laine in collaborazione con Avotakka magazine.
Per il 2020 Habitare festeggerà i suoi 50 anni, credo sia un appuntamento imperdibile e che vi consiglio assolutamente.
Trovate tutte le info nel sito ufficiale della manifestazione fieristica: Habitare.