Con questo post vi parlo di un libro destinato alle donne e sulle donne, sto parlando di “Mangia, Prega, Ama” di Elizabeth Gilbert, uscito nel 2006 e da cui hanno tratto l’omonimo film, con Julia Roberts nel ruolo di protagonista.
Ammetto che per la verità ho visto il film, o meglio ho visto prima il film. Non sono infatti una divoratrice di libri, per lo più li leggo in vacanza, per me è quasi un rito e nella mia valigia un libro non manca mai. Ma poi per assurdo per me i libri sono un po’ come la “copertina di Linus”, che ti fa compagnia o ti rasserena le sere in cui magari il sonno tarda ad arrivare, ed è così che sul mio comodino ce ne sono sempre un paio che porto avanti più lentamente.

MANGIA-PREGA-AMA

Questo libro però è speciale, me ne sono innamorata e l’ho letto tutto d’un fiato, così come rivedo sempre volentieri la sua versione cinematografica, perchè è una storia in cui facilmente una donna vi si identifica, un percorso interiore ma anche di viaggio in cui la protagonista scoprirà che ogni nuova opportunità ci apre possibilità infinite che si apprezzano in un secondo momento, ovvero quando ne sentiamo la mancanza.
Liz Gilbert, le protagonista, ha tutto ciò che una donna moderna può sognare – un marito, una casa e una carriera di successo – ma come tante altre donne, è insoddisfatta, confusa ed è alla ricerca di cosa effettivamente desidera dalla vita.  La risposta la troverà molto lontano però!
Appena divorziata, trovandosi ad un bivio, Liz decide di allontanarsi dal suo ambiente rischiando tutto e, per dare un cambiamento radicale alla sua vita, intraprende un viaggio intorno al mondo, un percorso per ritrovare sé stessa.
Le tappe del viaggio sono studiate apposta per riscoprire anima, sensi e cuore. Un viaggio che sa di pazzia – stare lontano dagli affetti e dalle radici per un intero anno – ma che secondo Liz serve per tornare ad averle, queste radici, e a prendersene cura.

Ma alla fine come ben sapete questo è un blog di design e di interni, per cui ho cercato di tradurre attraverso delle mood board le tre principali tappe del lungo viaggio della protagonista, avvalendomi delle ricche gallerie dello shop online LOVEThESIGN.

MANGIA-PREGA-AMA-ROMA

La prima tappa di Liz è in Italia, a Roma per riscoprire il gusto del cibo.
Sì, decisamente l’Italia dopo le bellezze artistiche ha nel cibo un suo punto di forza.
Una bella amatriciana, perchè no, accompagnata da un calice di vino rosso rubino, i loro colori e profumi ancor prima del gusto pervadono i sensi dei commensali riportandoli alle origini.
Così a questa immagine ho associato degli attrezzi fondamentali:
★ una caraffa per dell’ottimo vino sfuso – Caraffa Torcello | a pois | 0.75 cl | 65 €
★ un tagliere per un condimento gustoso – Tagliere Gufo con mezza luna | 42 €
★ la regina della tavola, la pasta – 2 Presine Farfalloni | 17 €

MANGIA-PREGA-AMA-india

La sua seconda metà è stata invece l’India, per imparare a prendersi cura della propria anima attraverso la meditazione e la preghiera.
In questa moodboard mi sono fatta travolgere dai colori dei tessili dell’India ma anche dalla profusa serenità data dalla meditazione.
Ecco allora la mia mini shopping list:
★ un tappeto, sarà la nostra oasi di relax – Tappeto vintage bordeaux | 1159 €
★ dei cuscini dai colori caldi, saranno i nostri punti di appoggio per i momenti di meditazione – Fodera per cuscino Origo | 50 €/cad.
★ le candele, immancabili quando si vuole creare un’atmosfera rilassata – Candelieri Cona Itri Todi | 359 €

MANGIA-PREGA-AMA-BALI

L’ultima meta è Bali, per tonare ad aver fiducia nell’amore.
Nella mia mood board ho giocato con i colori di Bali e e la morbidezza delle forme:
★ la luce, magari soffusa, dalla forma morbida che richiami i tratti di lanterne orientali – lampada a sospensione Chouchin1 | 452 €
★ il letto, alcova d’amore – Letto matrimoniale Japan | 269 €/cad.
★ soffici cuscini – Cuscino Brick | 74 €

Riprendendo il testo di “Mangia, Prega, Ama”, alla fine del suo viaggio la protagonista trova la “sua parola”, con cui potersi identificare. La “vostra parola” qual è?

“Ho incontrato la mia parola […] una parola in sanscrito: antevasin, o colui che vive sul confine. Nei tempi antichi, era una descrizione letterale. Indicava una persona che aveva lasciato la frenesia della vita mondana per andare a vivere ai margini della foresta, dove abitavano i maestri spirituali. L’antevasin non era più un abitante del villaggio – non aveva una casa e una vita regolare. Ma non era ancora un trascendente, uno di quei saggi che vivono nel folto di boschi inesplorati, nella piena realizzazione della vita spirituale. L’antevasin stava dunque sul confine: poteva vedere tutti e due i mondi, ma guardava verso l’ignoto. Ed era uno studioso. […] Anch’io vivo su quel limitare, sul confine sfuggente tra il mio vecchio modo di pensare e il mio nuovo modo di comprendere, continuando senza sosta a imparare. E’ un confine che si sposta in continuazione – anche se tu avanzi nei tuoi studi e nelle tue realizzazioni, la misteriosa foresta dell’ignoto rimane sempre a qualche metro da te. E devi viaggiare molto leggero per continuare a seguirlo. […]
Ho passato così tanto tempo, negli ultimi anni, a domandarmi cosa dovevo essere. Una moglie? Una madre? Un’amante? Una zitella? Un’italiana? Una golosa? Una viaggiatrice? Un’artista? Una yogi? Adesso so di non essere nessuna di queste cose, almeno non completamente. E non sono neanche Zia Liz la Pazza. Sono solo un’antevasin – né questo né quello – una cercatrice sul confine sempre in movimento della magnifica, temibile foresta del nuovo”.