Sottotitolo: come chiudere l’anno salendo per la prima volta in cattedra!

Cosa?!
Sì, è stata un po’ anche la mia faccia quando un martedì mattina, di circa un mese fa, mi squillò il cellulare e dall’altro capo vi era la responsabile di una scuola media che mi chiedeva la disponibilità d’insegnamento. Così quello che vi racconterò è proprio il mio primo giorno da insegnante e le riflessioni che ne sono seguite..

Beh ma non te lo aspettavi?
Non più di tanto, nel senso che la domanda di insegnamento la si fa ogni tre anni. Domanda che non ti colloca necessariamente in “pole position”, bensì in terza fascia.. Ovvero prima di te ci saranno docenti di prima e seconda fascia (che hanno partecipato a concorsi e quant’altro l’assurda macchina dell’istruzione si sia inventata), fino ad arrivare alla terza e di quella magari sarai cinquantesimo (per le scuole da te indicate), se tutto va bene. Per cui no, non me l’aspettavo, o meglio all’inizio ci conti ma dopo quasi tre anni praticamente ti sei scordato di averla presentata…

Ma avrai avuto tempo di prepararti?
No, come ogni altro insegnate supplente in terza fascia, la mattina seguente ero già in classe con quattro ore di lezione in 4 classi diverse. In totale avevo quattro prime, tre seconde e due terze, non male insomma!
Una bella esperienza, dura e che mi ha fatto riflettere non poco. Un mondo completamente nuovo da scoprire nel tempo di un battito di ciglia:
le dinamiche tra insegnanti, tra insegnanti di ruolo e supplenti, tra insegnanti e bidelli, regole e divieti, registri elettronici e cartacei, come compilare un registro, lavagne digitali, verifiche assegnate da supplenti precedenti da recuperare e correggere, non usare il cellulare come orologio, dotarsi di orologio da polso, non bere un sorso d’acqua in classe (da quello che ho capito, da come hanno sbarrato gli occhi, agli alunni è vietato), scoprire che le ore sono di 57 minuti, gestire i bulli della classe, gestire le domande fuori luogo, non avere preferenze, non perdere il controllo, dare voce anche ai più timidi, capire che anche se apparentemente sembrano sedicenni ne hanno in realtà dodici o tredici per cui usare un lessico adeguato, “inventarsi” una lezione in tre.. due.. uno…, capire come dosare la voce per non arrivare a fine giornata completamente afona e molto altro…!
Quello su cui in generale ho avuto modo di riflettere è come (essendo la mia prima volta) in realtà non si sia preparati a tutto questo, nel senso che un supplente medio le prime volte ha “solo” un suo bagaglio culturale (derivatogli dall’università, dagli anni di studio in generale e dalla vita) in saccoccia e niente più, quando in realtà ci si trova a muoversi un po’ come “elefanti in una cristalleria” (cercando di racchiudervi in queste quattro parole un mondo di dinamiche e concetti).

Che materia hai insegnato?
Essendo io laureata in Architettura ho modo di far richiesta di insegnamento sia per educazione tecnica, sia per arte ed immagine ed era quest’ultimo il mio caso. Iniziare la mia attività di docente proprio con la materia che amo maggiormente è stata, a mio giudizio, un’enorme fortuna.
Educazione tecnica e arte, ma può capitare di essere convocati per ricoprire il ruolo di insegnante di sostegno con a volte anche casi non facili da gestire. A me finora è solo successo di essere preallertata per una probabile supplenza di questo tipo, situazione che inevitabilmente ha fatto scaturire nella mia mente riflessioni sulla reale capacità di gestione di casi di questo tipologia da parte di persone, come me, non formate in campo assistenziale.
Come far fronte in maniera sufficientemente dignitosa a convocazioni come queste?!
In generale la sensazione che ho avuto è quella di una scuola che inevitabilmente si raffazzona su, per quanto riguarda l’ambito supplenze più in generale, completamente impantanata nella burocrazia! Eppure è questa la scuola così come viene gestita e presentata a Padova come dall’altra parte d’Italia. Non entro, volutamente, in merito al tema delicato che riguarda il mondo dell’affidamento delle cattedre e della localizzazione delle richieste di insegnamento da parte dei docenti in terza fascia e dei pagamenti. Tutto questo mondo mi ha lasciato completamente interdetta da un lato e dall’altro è risultato una riconferma dello stato di condurre le attività economiche, e più in generale di gestione, in ambiti anche diversi da questo.

Com’è stato realmente il tuo primo giorno di scuola?
Ammetto mi sono sentita come un alberello in balìa di un tornado..!
Ho chiesto così conforto a chi prima di me si era trovato a far fronte al suo primo giorno di scuola, cercando consigli e spunti per affrontarlo al meglio. Fondamentali si sono rivelati i consigli di Carlotta di unprogetto.com .
Così “cos’è l’arte secondo voi?” è stato il mio cavallo di battaglia nelle classi che vedevo per la prima volta! Questo, scherzi a parte, mi ha permesso di capire con quali classi avrei potuto lavorare in maniera più approfondita e produttiva, quali potessero essere le dinamiche interne tra i vari componenti dalla classe stessa e capire quale fosse il loro background. Con estremo piacere, dalle loro parole, ho riscontrato l’estrema loro curiosità in tutto ciò che fosse manuale, concretizzata poi nella realtà nelle varie attività svolte con i nonni (nelle loro officine, nei campi, botteghe di vario tipo). Internet lo conosco, sì senza dubbio e senza dubbio ne sono tremendamente affascinati, però allo stesso tempo è stato davvero piacevole e rincuorante quanto loro fossero incuriositi nel capire ciò che c’è all’origine di ciò che viene riprodotto attraverso il cellulare, permettendomi così di approfondire con ampi dibattiti il mondo della fotografia, del cinema e delle camere oscure.

Ti è piaciuto?
È stata un’esperienza non facile ma, come mi hanno rassicurato tutti, la prima volta è stata anche per gli altri così.
Bellissima con le classi in cui ho trovato in modo di creare una stupenda interazione tra insegnante e alunno e che lasciava presagire un futuro di crescita costante e stimolante, tanto da lasciarmi dispiaciuta al termine della mia supplenza.
Difficile con le classi più problematiche che mi hanno fatto onestamente dire il “per fortuna ho una supplenza di pochi giorni“.

Lo rifaresti?
Sì!
Le classi difficili? Ad onor del vero una classe diventa difficile perché si trovano al suo interno uno o due elementi “difficili” che vanno ad animare negativamente l’intera classe. Che poi ragazzi difficili non sono, nel senso che ho proprio toccato con mano il fatto che in realtà abbaiano un carattere così burrascoso perché sono alla ricerca di attenzioni, perché magari trascurati a casa da genitori o parenti ad esempio, per cui fanno esplodere questa loro voce sopita in comportamenti sbagliati ed eccessivi. Viceversa attirando la loro attenzione e dando loro modo di esprimersi si sono rivelati spesso estremamente intelligenti e produttivi!!! Il problema di gestione​ poi fa si che lo stesso sforzo di coinvolgimento richiesto da questo tipo di ragazzi deve essere mediato con la gestione della restante parte della classe.. e le cose così si complicano, anche causa di una mia inesperienza. L’essere però comunque riuscita, nonostante tutto, ad “arrivare” a questo tipo di ragazzi mi ha fatto ben sperare (sia per me come docente, sia per loro).